• Attenzione

    Siamo quasi a Natale. La religione cattolica ci insegna che questo è un periodo di attesa.
    Il consumismo che tutto il tempo a disposizione lo dobbiamo dedicare ai regali.
    Entrambi (religione cattolica e consumismo) chiedono la nostra attenzione.

    Così mi sono tornare alla mente alcune frasi lette in uno dei libri più preziosi che conosca, Gli imperdonabili di Cristina Campo.

    ” L’attenzione è il solo cammino verso l’inesprimibile, la sola strada al mistero. Infatti è solidamente ancorata al reale, e soltanto per allusioni celate nel reale si manifesta il mistero.

    Davanti alla realtà l’immaginazione indietreggia. L’attenzione la penetra invece, direttamente come simbolo. Essa è dunque, alla fine, la forma più legittima, assoluta d’immaginazione.

    Come il gigante dalla bottiglia, dall’immagine l’attenzione libera l’idea, poi di nuovo raccoglie l’idea dentro l’immagine.

    Souffrir pour quelque chose c’est lui avoir accordé une attention extreme. E avere accordato a qualcosa un’attenzione estrema è avere accettato di soffrirla fino alla fine, e non soltanto di soffrirla ma di soffrire per essa, di porsi come uno schermo tra essa e tutto quanto può minacciarla, in noi e al di fuori di noi. E avere assunto sopra se stessi il peso di quelle oscure, incessanti minacce, che sono la condizione stessa della gioia.

    Qui l’attenzione raggiunge forse la sua più pura forma, il suo nome più esatto: è la responsabilità, la capacità di rispondere per qualcosa o qualcuno, che nutre in misura uguale la poesia, l’intesa fra gli esseri, l’opposizione al male. Perché veramente ogni errore umano, poetico, spirituale, non è, in essenza, se non disattenzione.

    Chiedere a un uomo di non distrarsi mai, di sottrarre senza riposo all’equivoco dell’immaginazione, alla pigrizia dell’abitudine, all’ipnosi del costume, la sua facoltà di attenzione, è chiedergli di attuare la sua massima forma.

    E’ chiedergli qualcosa molto prossimo alla santità in un tempo che sembra perseguire soltanto, con cieca furia e agghiacciante successo, il divorzio totale della mente umana dalla propria facoltà di attenzione”.

    Se tutti gli errori che facciamo sono dovuti alla disattenzione, facciamo meno cose, facciamole meglio. Questo è uno dei miei propositi per il 2014 !!!   

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  • Spazio Poesia

    In questi giorni torna molto nei miei discorsi la parola coraggio e delle sue varianti.
    Ho trovato due poesie da condividere con voi intorno a questo tema

    È tempo che tu venga e mi prenda

    Ancora ho paura di legarti con il filo del mio respiro,
    di vestirti con le azzurre bandiere del sogno,
    di accendere fiaccole alle porte di nebbia
    del mio oscuro castello, perché tu possa trovarmi…
    Ancora ho paura di scioglierti dai giorni luccicanti,
    dalla caduta dorata del fiume solare del tempo,
    quando sul volto terribile della luna
    schiuma, d’argento, il mio cuore.
    Alza gli occhi e non guardarmi!
    Calano le bandiere, consumate sotto le fiaccole
    e la luna descrive la sua orbita
    È tempo che tu venga e mi prenda, sacra follia!

    Ingeborg Bachmann

    Il mio cuore non fa che nascondersi
    dietro il mio spirito per pudore:
    io parto per strappare una stella al cielo e poi,
    per paura del ridicolo,
    mi chino a raccogliere un fiore.

    Edmond Rostand – Cyrano de Bergerac

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  • Dis – incantata

     
     
     
     
    “Perchè mi dici cose fuggenti
     
    che non sanno di vero,
     
    perché inganni te stessa?
     
    Il violino armonico che avevi dentro
     
    si è rotto per sempre.
     
    Inutile sperare…
     
    Così aspetto che qualcuno
     
    bussi alla porta,
     
    e non solo il vento”
     
     
     
    [Alda Merini]
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  • Giornata mondiale della Poesia

    Oggi leggo che è la giornata mondiale della poesia – ormai ci sono giornate mondiale per tutto… tra poco ci saranno accavallamenti di feste o un allungamento del calendario per dare spazio ad ogni iniziativa !!! tuttavia la poesia ci abita e ci racconta quindi mi fa piacere condividere qualche testo. Per non sovraffollare anch’io la giornata ho scelto di condividere due testi che mi piacciono molto…

    Una donna (Giorgio Gaber)

    Una donna fasciata in un abito elegante

    una donna che custodisce il bello

    una donna felice di essere serpente

    una donna infelice di essere questo e quello.

    Una donna che a dispetto degli uomini

    diffida di quelle cose bianche

    che sono le stelle e le lune

    una donna cui non piace la fedeltà del cane.

    Una donna nuova, appena nata

    antica e dignitosa come una regina

    una donna sicura e temuta

    una donna volgare come una padrona.

    Una donna così sospirata

    una donna che nasconde tutto

    nel suo incomprensibile interno

    e che invece è uno spirito chiaro come il giorno.

    Una donna, una donna, una donna.

    Una donna talmente normale

    che rischia di sembrare originale

    uno strano animale, debole e forte

    in armonia con tutto anche con la morte.

    Una donna così generosa

    una donna che sa accendere il fuoco

    che sa fare l’amore

    e che vuole un uomo concreto come un sognatore.

    Una donna, una donna, una donna.

    Una donna che resiste tenace

    una donna diversa e sempre uguale

    una donna eterna che crede nella specie

    una donna che si ostina ad essere immortale.

    Una donna che non conosce

    quella stupida emozione

    più o meno vanitosa

    una donna che nei salotti non fa la spiritosa.

    E se questo bisogno maledetto

    lasciasse in pace i suoi desideri

    e se non le facessero più effetto

    i finti amori dei corteggiatori

    allora ci sarebbero gli uomini

    e un mondo di donne talmente belle

    da non avere bisogno

    di affezionarsi alla menzogna del nostro sogno.

    Una donna, una donna, una donna.

    Una donna, una donna, una donna.

    L’altro testo è di una poeta che ho scoperto da poco, sconosciuta quasi in Italia ma citata da Gioconda Belli nel suo ultimo libro Il paese delle donne. Si chiama Ana Maria Rodas e negli Settanta ha scritto la raccolta Poesia della sinistra erotica 

    Per una donna questo non va bene (Ana Maria Rodas)

    Te, ti terrorizza
    parlare di queste cose.
    Le senti, certo, ma ti rodono solo dentro.
    Perché come dire “io desidero”?
    -noi donne non desideriamo
    ci limitiamo a fare figli-
    Come puoi chiedere al tuo sposo
    che ti lecchi e ti monti
    -questo non l’hai imparato a scuola-
    E quando lui raggiunge il suo orgasmo egoista
    non puoi gridargli
    non sono venuta.
    Né puoi masturbarti
    o trovarti un amante.
    Per una donna questo non va bene.
     

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