Democrazia II ovvero il potere è mio e me lo gestisco io
Domenica sera a Torino c’è stato un concerto al Teatro Regio per chiudere i
festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il concerto doveva essere
pubblico e gratuito e invece si è rivelata l’ennesima blindatura della città e
dei potenti (?!?!) con un cordone di polizia e carabinieri ad assicurare
l’ordine pubblico. Ora mi chiedo come sia possibile pensare che ogni persona
sia potenzialmente intenzionata a fare del male e come sia possibile che queste
persone che eseguono gli ordini lo facciano senza mettere in gioco la propria
soggettività. Forte del convegno “Culture indigene di pace” a cui ho
partecipato, mi sono messa a parlare per una mezz’oretta con alcuni poliziotti
e ho scoperto che: il loro unico problema è percepire uno stipendio e rispettare
gli ordini che ricevono (se devono attaccare attaccano senza pensare che ci sia
una persona davanti a loro che ha il diritto di passeggiare per la propria
città tanto quanto chi partecipa al convegno).Poi ieri appare su facebook questa foto che mostra Luciana Litizzetto …
che tristezza! che tristezza vedere una persona che in televisione sostiene il
movimento No Tav e un’idea di democrazia partecipata che partecipa a questo
concerto aderendo quindi alle modalità con cui è stato realizzato. Si sa che il
sistema richiede per essere portato avanti anche qualcuno che vada contro, ma
non troppo, che crei consenso altro ma che nello stesso tempo aderisca a quel
sistema perché senza quel sistema non sarebbe così ricco o ricca. Un sistema
che prevede prima dell’arricchimento personale un benessere per ogni persona e
per ogni cosa richiede uno sforzo che poche persone nella nostra società sono
in grado di fare … perché significherebbe in primo luogo rinunciare ai propri
privilegi!Democrazia ovvero ogni persona è potenzialmente una terrorista fino a prova contraria
Tra qualche giorno partirò per un viaggio in Sudamerica … Bolivia e Brasile mete sicure nel mezzo chissà… Il volo di andata fa scalo a Miami e lungi dal Welcome to Miami cantato da Will Smith ho dovuto compilare una dichiarazione per poter sostare negli USA – anche se solo per aspettare la coincidenza che mi portasse a La Paz … posto alcune delle domande a cui ho dovuto rispondere perché quella che viene considerata un modello di democrazia in tutto il mondo (esportabile a suon di guerre e che comunque contiene il diritto alla felicità nella propria costituzione) pratica il pensiero che ogni persona che passa sul suolo americano è potenzialmente una terrorista e sta a lei/lui l’onere della prova per togliersi da questa accusa !!!
Malattie contagiose
Ai sensi delle leggi degli Stati Uniti, le malattie contagiose che riguardano la salute pubblica sono:
- Ulcera molle
- Gonorrea
- Granuloma inguinale
- Lebbra, infettiva
- LGV (linfogranuloma venereo)
- Sifilide, fase infettiva
- Tubercolosi, attiva
- Altre malattie specificate dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani.
Disturbi fisici o mentali
Per quanto riguarda i disturbi fisici o mentali, rispondere ”Sì” a questa domanda se:
(a) Si soffre attualmente di un disturbo fisico o mentale e se il comportamento associato al disturbo potrebbe
rappresentare, o ha rappresentato, una minaccia alla proprietà, alla sicurezza o al benessere di se stessi o di altri; o(b) Si è sofferto di un disturbo fisico o mentale e se il comportamento precedentemente associato al disturbo,
che ha rappresentato una minaccia alla proprietà, alla sicurezza o al benessere di se stessi o di altri, potrebbe
ripetersi o condurre ad altri comportamenti dannosi.Inventiamo il mondo
Da oggi pomeriggio e fino a domenica sera Torino ospiterà un convegno internazionale che già dal titolo Culture indigene di pace. Donne e uomini oltre il conflitto apre alla conoscenza di un mondo in cui la gestione del conflitto trova soluzioni alternative alla violenza
http://www.associazionelaima.it/
Una delle organizzatrici è una mia cara amica e mi ha chiesto di partecipare portando i saluti di una delle istituzioni che hanno patrocinato il convegno. E’ la prima volta che faccio un’esperienza del genere, ossia parlare per conto delle istituzioni. Non volendo essere noiosa e decidendo di rispettare rigorosamente il termine dei dieci minuti ho preparato questo testo che voglio condividere con voi …
Buongiorno a tutte e a tuttianch’io
vi porto i saluti della Commissione per la realizzazione delle Pari Opportunità
Donna-Uomo della Regione Piemonte.Ringrazio
l’associazione Laima – Morena, Sarah e Monica – per averci chiesto di essere
presenti in questa occasione che voglio sottolinearlo è un convegno
internazionale organizzato interamente dal basso. Ho scelto quindi di
condividere con voi queste riflessioni che mi pare vadano nella stessa
direzione scelta dalle organizzatrici e realizzata da tutti e tutte noi qui
presenti.Vi voglio prima dire quali sono a mio
avviso i motivi che rendono fondamentale la presenza della Commissione: sempre
più spesso alla televisione e sui giornali ci dicono che “la Democrazia è in
pericolo”. Al concetto di democrazia nel nostro immaginario viene legato quello
di libertà. Perché il contrario della democrazia è la dittatura sistema in cui
le libertà sono per definizione annullate. Ma di quale democrazia stiamo
parlando? Recentemente ho letto un libro di una teologa svizzera Ina Preaotirus
– che mi fa piacere citare in questa occasione – per la quale non è
trascurabile che la concezione occidentale di libertà sia nata in una società
che non riconosceva la piena appartenenza al genere umano a molte categorie di
persone, tra cui donne, schiave e schiavi. L’antica Grecia nel momento in cui
ha stabilito la gerarchia dei rapporti tra sfere superiori, libere, e sfere
inferiori, dipendenti, ha posto le fondamenta per un’interpretazione illusoria
della libertà che tuttora ci accompagna producendo effetti distorti nella
nostra società e nel rapporto tra uomini e donne. La definizione di superiore e
inferiore nasconde l’origine di un vittorioso e di un vinto. In questo senso
l’uguaglianza è quanto si offre ai colonizzati sul piano delle leggi e dei
diritti. L’uguaglianza è il principio in base al quale l’egemone continua a
condizionare il non egemone come ha scritto negli anni 70 Carla Lonzi.Le commissioni Pari Opportunità sono
state pensate come luoghi di democrazia per rimuovere gli ostacoli che di fatto
costituiscono discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle donne.
Una delle funzioni della Commissione è la promozione di occasioni di confronto
culturale sulla condizione femminile e sull’immagine della donna, contribuendo
alla elaborazione di comportamenti differenti. Se infatti c’è uno stare tra
donne basato sulla tradizionale complicità e solidarietà femminile, sempre più
frequenti sono le situazioni in cui le donne si trovano in un mondo che è stato
disegnato dagli uomini e in cui la loro presenza non era prevista e rischia di
non essere percepita come portatrice di una differenza in grado di creare un
altro ordine di rapporti.Come si può organizzare una società in
cui ogni persona sia al tempo stesso libera e dipendente, serva e sia servita,
definisca e sia definita, agisca in molteplici processi di scambio? Ecco allora
che questo convegno può essere l’occasione in cui tali pratiche vengono fatte
conoscere aiutandoci a modificare il nostro immaginario legato al concetto di
potere e di giustizia. Farsi giustizia è un’espressione che nella nostra
società occidentale indica una ricerca di giustizia personale e privata, perciò
riprovevole. La rivolta femminista, oltrepassando il confine pubblico/privato,
ci esorta a cominciare ad agire nella realtà con criteri, misure, valori
indipendenti da quelli dominanti. Cominciare a fare giustizia senza affidarsi a
tribunali e leggi valorizza la propria autorità in quanto forza simbolica che
può contrastare la paura del potere. La rivoluzione che conta è quella che
avviene nell’immaginazione e da tale rivoluzione scaturiranno altri
cambiamenti. Tutte le trasformazioni hanno in comune il fatto di avere inizio
nell’immaginazione e nella speranza. Sperare è puntare sul futuro, sui propri
desideri. Speranza significa che un altro mondo potrebbe essere possibile, non
promesso, non garantito. La speranza richiede quindi azione: tutto può accadere
e tutto dipende dal nostro agire o dalla nostra mancanza di azione. La speranza
è un atto di sfida che abbraccia l’essenziale inconoscibilità del mondo, le
rotture con il presente, le sorprese. È vero che negli ultimi decenni lo stato
del mondo è peggiorato in modo drammatico se lo misuriamo sul piano materiale
con la brutalità delle guerre, l’emergenza acqua e cibo e i feroci attacchi
contro l’ambiente, ma abbiamo anche elaborato un enorme numero di attività
immateriali – diritti, concetti, parole, pratiche – che rappresentano uno
spazio vitale e gli strumenti con cui possiamo affrontare queste atrocità. La
globalizzazione non è solo omologazione e accentramento del capitale da parte
delle multinazionali, c’è una globalizzazione della comunicazione e delle idee
che ne costituisce l’antitesi (Rebecca Solnit, Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo).Di conseguenza mi piace pensare a
questo convegno come al catalizzatore che ci mostri le forme originali della
concezione di potere esistenti nel mondo, diverse da quelle che ci hanno
insegnato a scuola. Il capitalismo e il socialismo di stato non racchiudono
tutte le possibilità di convivenza poiché le società indigene agiscono spesso
modalità significativamente diverse per immaginare e amministrare i sistemi
sociali ed economici oltre che per collegare la spiritualità e la natalità alla
politica. La natalità esalta il simbolico della dipendenza e riporta al centro
della convivenza l’ambiente domestico quale luogo primario di cura della vita a
scapito del mercato e delle sue regole escludenti. L’essere partoriti ci segna
per tutta la vita come esseri dipendenti, bisognosi dell’altra o dell’altro nei
quali rimane collocata la nostra libertà. Libertà non significa più rendersi
indipendenti da tutto e da tutti bensì che ogni persona possa partecipare al
gioco del mondo con nuove pratiche poiché con la propria nascita si è dato
inizio a qualcosa di nuovo. Al cuore di questo processo c’è la restituzione
alle persone della loro capacità creativa e la riattivazione del loro
potenziale di intervento diretto nel mondo. Le persone non sono più intese come
consumatrici ma come produttrici di significato. La democrazia diventa quindi
una forma politica in cui uomini e donne continuamente re-inventano il mondo
grazie alla loro immaginazione, alle relazioni e alle pratiche che agiscono tra
loro.A queste pratiche in cui il bisogno
simbolico di autorità viene accordato all’amore per la libertà il movimento
femminista italiano degli anni 70 ha dato il nome di politica del desiderio: le
azioni diventano segni e insieme strumenti non soltanto di resistenza ma di
libertà. Il desiderio che sa combinare la vita, continuamente ricontrattato con
la realtà che ci circonda e che mira a un guadagno di essere. A un di più di
essere, come dice Luisa Muraro. Il mio augurio per questi giorni quindi è
quello di inventare tutti e tutte insieme il mondo in cui vogliamo vivere.
Dipende da noi.Ake Dama e Najin Lacong esponenti del popolo Moso. I Moso vivono in Cina e sono un esempio di società che non produce i conflitti e le violenze tra i sessi che il senso comune generalmente attribuisce alla “natura umana”.eccola…
Finalmente ho tempo e agio per scrivere il primo post… avrei potuto iniziare anche prima, ma preferisco fare una sorta di introduzione ufficiale a questo spazio virtuale che finalmente mi sono decisa ad occupare – traslando quell’occupy the net che apre alla libertà di informazione – ringraziando tutte le magnifiche persone che costellano la mia vita in questo momento! Proprio grazie a loro e per loro ho scelto di intitolare il blog “Cambiare il mondo senza prendere il Potere” dove il potere con la P maiuscola rappresenta un modo di vivere che non ci appartiene ma a cui molti e molte si assoggettano sperando in una vita più soddisfacente. Il potere – quello indicato con la p minuscola – è una forza di cui dispone ogni persona che sta abitando la Terra in questo momento. Basta solo vederlo all’opera … è quello che mi propongo di fare in questi miei post. Vorrei evitare le recriminazioni e le delusioni, piuttosto voglio porre l’attenzione sugli aspetti positivi – nascosti, sconosciuti, non valorizzati – che accompagnano ogni nostra azione sulla scorta di ciò che dice Rebecca Solnit in Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo Fandango Libri 2005 “Questo libro – per noi questo blog – racconta storie di vittoria e opportunità perché le sconfitte e i disastri sono già stati sufficientemente documentati; esiste non per opporsi o per negarli, ma in simbiosi con loro o forse come piccolo contrappeso alla loro stazza” (p.19).