Alessandrina Ravizza, patronessa socialista
Uno dei campi della società nei quali le donne sono sempre state presenti è quello legato al welfare state. Anzi per certi versi sono proprio loro a sostenerlo ancora oggi (insieme alle persone in pensione, cosiddette fuoriuscite dal sistema produttivo). In una visione sessista e patriarcale della società agli uomini spetta il lavoro di produzione (remunerato, sottoposto a orari e tutele) alle donne il lavoro di cura (gratuito, senza orario e tutele).
Tuttavia, il lavoro di cura può essere una via per l’emancipazione femminile. E sono molti gli esempi nella Storia che possono esserci di ispirazione. Dopo l’Unità d’Italia uno dei profili più interessanti per quanto riguarda la filantropia e l’istituzione di luoghi per emarginati/poveri/donne è Alessandrina Ravizza (1846-1915) che dedica la propria vita alla creazione di numerose iniziative riformiste e vari istituti pionieristici nel campo dell’assistenza: la Scuola professionale femminile, a fianco di Laura Solera Mantegazza, di cui diventerà presidente. In cinque anni Alessandrina Ravizza portò la “scuoletta” a diventare un’impresa modello che da sette allieve passò a averne 170. Le ragazze ricevevano una buona qualificazione che permetteva loro di trovare facilmente un lavoro, imparavano infatti materie non insegnate in altri istituti, come computisteria, merceologia, disegno industriale.
Partecipa inoltre alla creazione della Scuola laboratorio per adulti e bambini sifilitici al Protettorato per adolescenti, della Cucina per ammalati poveri, del Magazzino cooperativo benefico e dell’Ambulatorio medico gratuito, che offriva anche assistenza ginecologica alle donne più povere, nel quale prestarono la loro collaborazione le prime mediche Emma Modena e la più famosa Anna Kuliscioff che era stata rifiutata dall’Ospedale Maggiore perché donna.
“Essendo vecchia e proprio giunta ai piedi del… muro, considero questo scritto che raccoglie fatti veri, vissuti, dolori infiniti, schianti inauditi…come una specie di testamento morale. Non sono una scrittrice, ho lo stile più cosacco che italiano. Ma credo che chi non sia del tutto scettico, se fermerà la sua attenzione sull’epistolario che ho raccolto, potrà accettare il lavoro così com’è e pensare quanto sia la fiumana della sventura, come povera, quanto nulla sia la previdenza sociale. Sono giunta al punto in cui non mi occorrono lodi; ma sento sempre più vivamente la sete d’imparare e di comprendere ciò che vedo. Alla Casa di Lavoro ho visto tanto e ho tanto imparato. In essa ho cercato più di agire che di parlare… […] Sono viandanti della sfortuna che giungono alla Casa di Lavoro, si fermano, poi si rincamminano per la propria via; e pur troppo questa conduce spesso all’ospedale, al manicomio, all’ergastolo” (Alessandrina Ravizza, Sette anni di vita della casa di Lavoro – memorie indedite, coop. Tipografia degli operai – Milano via Spartaco 6 – pubblicate per cura della Società Umanitaria).
Partecipa inoltre alla creazione della Scuola laboratorio per adulti e bambini sifilitici al Protettorato per adolescenti, della Cucina per Malati poveri, del Magazzino cooperativo benefico e dell’Ambulatorio medico gratuito, che offriva anche assistenza ginecologica alle donne più povere, nel quale prestarono la loro collaborazione le prime mediche Emma Modena e la più famosa Anna Kuliscioff che era stata rifiutata dall’Ospedale Maggiore perché donna.
Alessandrina Ravizza aderisce inoltre alla Lega femminile milanese e poi alla Società pro suffragio, che si batteva per il voto alle donne. Con Ersilia Majno è stata tra le organizzatrici dell’Unione Femminile Nazionale, collaborando anche al periodico dell’associazione “Unione femminile”.
Successivamente è tra le promotrici dell’Università popolare per un sapere universale e dirigente del primo ufficio di collocamento, la Casa di lavoro per disoccupati della Società Umanitaria sempre per raggiungere i propri ideali: l’armonia tra le nazioni, la giustizia sociale, il rinnovamento delle coscienze, la solidarietà e il rispetto tra gli individui.
Se volete conoscere di più su Alessandrina Ravizza ecco il libro che fa per voi, leggete La signora dei disperati, a cura di Giuliana Nuvoli e Claudio A. Colombo