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Della Lontananza (o della Lucidità)

E’ ormai una settimana che sono a Parigi.
Ed è tempo già di bilanci (ah quanto amo la mia mente di ragioniera…)

Scherzi a parte, è importante tener traccia delle consapevolezze che man mano arrivano altrimenti poi le si perde che come diceva Vasco Rossi in Una canzone per te Ma le canzoni son come i fiori, nascon da sole e sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta, perché poi svaniscono e non si ricordano più“.
Ciò che ho capito in questa settimana che poco è stata dedicata al lavoro al tavolino e molto alla ricerca *sul campo* accompagnando i miei genitori in giro per Parigi è tra i bisogni fondamentali delle persone c’è il viaggiare! Non voglio fare un elenco dei benefici del viaggio, che non deve essere una vacanza a cinque stelle in un villaggio anonimo o in un hotel di lusso ma un lasciarsi andare al Vagabonding, ma porre il problema del viaggio inteso a livello politico, risorsa dell’organizzazione mondiale della sanità o più semplicemente del sistema sanitario nazionale per guarire dallo stress o dal male di vivere, dall’apatia e dall’abbruttimento generale delle persone e tra le persone.
Voglio intendere il viaggio, l’allontanarsi dal tram tram quotidiano come un medicamento necessario che spinga a muovere risorse – monetarie e non – per creare la possibilità affinché tutte le persone possano godere di questa medicina senza controindicazioni. Anzi, penso che potrebbe avere molti effetti positivi:

1. Più consapevolezza del mondo che abitiamo (delle persone che lo abitano, delle culture, degli animali e delle piante)

2. Meno attaccamento al nostro modi di vivere percepito come naturale. Riconoscimento del fatto che è una costruzione culturale e come tale può essere cambiato

3. Meno attaccamento a ciò che possediamo o meglio crediamo di possedere (oggetti, persone, credenze)

 

4. Aumento della curiosità e della voglia di viaggiare per conoscere ciò che è differente da noi

5. Risparmio su spese come l’esercito e tutte le forze armate, inutili in un mondo che è percepito come uno e non divisibile in stati nazionali

6. Riduzione dello stress, dell’apatia, della tristezza e della rabbia

7. Aumento della solidarietà tra le persone, della voglia di migliorare il mondo che abitiamo

8. Aumento della lucidità su ciò che stiamo vivendo, capacità di staccarsene se non ci appartiene più, coraggio di prendere scelte che cambiano la nostra vita

9. Diminuzione delle spese sanitarie e degli ospedali, delle medicine e dei coaching

Mi sono limitata a indicare qualche possibile conseguenza poi ognuno vedrà gli effetti su di sé. Perché non bisogna aspettare che ci sia la società migliore, i governanti migliori, la situazione economica migliore per poter fare tutto ciò. Dobbiamo crearci le nostre possibilità e andare, provare, tentare, realizzare i nostri sogni. L’universo ci sostiene. Ma dobbiamo essere noi i primi e le prime a crederci altrimenti chi crederà in noi e nei nostri sogni?

Nel favoloso libro La prima radice Simone Weil parla di bisogni irrinunciabili per ogni uomo e ogni donna tra cui la bellezza proponendo gite aziendali. Ecco io sono più a favore di politiche del genere che di un reddito di cittadinanza che si configura come “dare dei soldi” e basta, non investendo sul benessere psicofisico delle persone e della società in generale. 

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