Della meschinità
24 Settembre 2014
Pare che alle persone che si impegnano in un lavoro intellettuale tale lavoro non debba essere riconosciuto a livello monetario. Basta la fama, che troppo spesso fa rima con fame. O meglio riducendoti alla fame, rimangono a fare gli intellettuali solo quelli che se lo possono permettere. Che non è un peccato per carità essere ricchi ma sicuramente un vantaggio troppo spesso poco consapevole. E così si parla di meritocrazia senza pensare che un curriculum che sembra valere di più può essere il frutto della possibilità di seguire corsi all’estero, master da migliaia di euro ecc ecc
Sembra quasi che sia più apprezzato un lavoro ripetitivo, inutile, produttivo di cose e oggetti, piuttosto che un lavoro che produce idee, realizza desideri, cambia la società.
La svalorizzazione monetaria, diventata privilegio per alcuni, per altri diventa anche svalutazione del proprio lavoro, mancanza di consapevolezza del proprio pensiero e del proprio agire.
Ecco questo non deve più accadere, non permettiamolo.
Lottiamo per i nostri diritti, riconoscendo per primi, per prime se penso alle donne intellettuali che troppo spesso interiorizzano la società patriarcale che ci vuole sempre alunne e mai maestre, le nostre idee.
La società così come è organizzata è un inganno, una bugia e deve crollare. Non portiamo avanti, per paura quelle consuetudini che fanno del lavoro intellettuale un passatempo, un disquisire che non ha legami con la realtà. Sveliamo la meschinità delle persone che ci svalutano, svalutando per primi/e il loro lavoro, non partecipando ai loro progetti, rivolgendoci ai nostri desideri e trasformandoli in parole e in libri che inducano altre persone a pensare e ad agire.
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