Sradicamento
Ho appena finito una riunione piuttosto pesante dal punto di vista emotivo.
Mi ripeto sempre che devo mettere da parte il mio senso di giustizia a volte, ma è troppo difficile. E così, per dare il giusto spazio anche a questa esigenza (e anche un po’ per sfogo) mi rifugio nelle parole di Simone Weil a proposito di soldi e salario
Esiste una condizione sociale – il salariato – completamente e perpetuamente legata al danaro, soprattutto da quando il salario a cottimo costringe ogni operaio ad essere sempre teso mentalmene alla busta paga.
Il secondo fattore di sradicamente è l’istruzione quale è concepita al giorno d’oggi.
Quello che oggi vien detto “istruire le masse” significa prendere questa cultura moderna, elaborata in un ambiente così chiuso, così guasto, così indifferente alla verità, toglierne tutto quel poco che per avventura potesse ancora contenere (operazione questa che viene chiamata volgarizzazione) e far penetrare pari pari quel che residua entro la memoria degli sciagurati desiderosi di apprendere, come si dà il becchime agli uccelli.
Sul giovane scolaro gli esami hanno il medesimo potere ossessivo che ha il danaro sull’operaio che lavora a cottimo. Un sistema sociale è profondamente tarato quando un contadino lavora la terra pensando che, se fa il contadino, lo fa perché non era abbastanza intelligente per diventare maestro.
Lo sradicamento è di gran lunga la più pericolosa malattia delle società umane, perché si moltiplica da sola. Le persone realmente sradicate non hanno che due comportamenti possibili: o cadere in un’inerzia dell’anima quasi pari alla morte (come la maggior parte degli schiavi dell’impero romano) o gettarsi in un’attività che tende sempre a sradicare, spesso con metodi violentissimi coloro che non lo sono ancora o che lo sono solo in parte.
Chi è sradicato sradica. Chi è radicato non sradica.
[da La prima radice]
Grazie Simone per la tua lucidità! Ce ne fosse ancora anche oggi intorno a noi …