Segnali ovvero W il senso unico !!
Stamattina una mia amica mi ha raccontato di una sua (dis)avventura relazionale.
Di come pensava che da una relazione potesse nascere qualcosa di diverso e di come invece l’altra persona sia poi scappata – lei dice – davanti a un’ambiguità dissolta.
Mentre mi raccontava degli incontri con l’altra persona mi chiedevo cosa ci spinge a pensare che una persona possa provare interesse nei nostri confronti.
Cosa rende una carezza, un bacio sulla guancia, un tocco, diverso?
Cosa ci fa credere che una persona provi interesse per noi?
Perché il valore che diamo a determinati gesti cambia in base a chi li fa. I gesti non sono mai oggettivi, ma assumono un piacere diverso se li riceviamo da determinate persone.
Dopo il piacere del gesto, del desiderio, delle aspettative, la mia amica si è scontrata con la dura realtà. L’altra persona si è ritirata, nascosta, sottratta al rapporto. Facile dire che fosse disturbata mentalmente [i problemi più o meno li abbiamo tutte] più difficile superare il rifiuto.
Partono quindi mille domande: perché ha fatto quel gesto? perché mi ha detto quella parola? era consapevole? c’è un significato nascosto in uno sguardo di sfuggita, un tocco, un sorriso appena accennato? Che senso ha fare quelle battute? c’è un messaggio che dovevo cogliere? un messaggio da decifrare? una risposta da dare? E via con mille paranoie.
Perché nei film, nei libri, nelle soap opera ci sono sempre i silenzi, i sospiri che ci fanno credere che ci sia dell’altro rispetto a ciò che udiamo, vediamo, tocchiamo. E allora ci aspettiamo anche noi un happy ending, un capovolgimento della situazione a nostro favore. Perché se noi sentiamo così forte ciò che c’è con l’altra persona, come può lei rimanere insensibile, sorda, cieca al richiamo dell’amore? Come può farsi annientare dalla paura, dal timore di un rifiuto, dalle difficoltà che potremo incontrare? Come può sottrarsi, tacersi, trattarci con indifferenza o addirittura male?
La mia amica essendo poeta ha sublimato questa esperienza scrivendo alcune poesie contenute nel suo ultimo libro. E alla presentazione io ero seduta vicino alla persona a cui erano dedicate – oggi lo so. Che sensazione può dare essere le destinatarie di parole così profonde?
Giudicate voi …
M’impongo un assedio lento, discreto.
Trattengo le parole.
Non varco mezzo metro sul divano.
E’ febbre il desiderio di lontano.